Definizione di Avanguardia

definizione tratta dal volume Il Senso inedito di G.-A. Bertozzi, Napoli, JN, 1985 (e ripresa, in francese, in «Une heure de littérature nouvelle». Projet et réalisation, Parigi, L’Harmattan, 2013) :

Il termine «avanguardia» 1 , era già riferito alla letteratura verso la metà del secolo scorso, ma Baudelaire in Mon cœur mis à nu, nell’elencarlo tra le metafore militari, ne precisa un uso che indica conformismo, uniformità, cioè tutto l’opposto di quello che sarà il suo significato nel XX secolo a partire dal Futurismo. Precisiamo questo significato. Molti hanno provato a darne una definizione globale comune a tutti i movimenti. Talvolta però sono emersi solo i tratti salienti, sia pure approfonditi, a discapito forse di una visione più completa e lucida del contenuto, come nel lavoro, pur meritorio, di Giorgio Bàrberi Squarotti. L’autore ha saputo ben convertire in un’analisi matura il suo punto di vista, mettendo in evidenza soprattutto il rapporto artista d’avanguardia/società e la risposta anarchica che ne deriva 2 .
Spesso si è trattato di rinnovare, di precisare meglio i tentativi precedenti, come hanno fatto Michel Décaudin e Mario Verdone3 , e non a caso nel contesto di pubblicazioni da me promosse 4 . Il primo, dopo essersi soffermato su movimenti e autori che possono essere confusi con l’avanguardia come il Naturismo di Saint-Georges de Bouhélier, l’Unanimismo di Jules Romains, l’Orfismo di Apollinaire, accoglie l’ipotesi avanzata da Jean Weisgerber a nome della sua équipe di Bruxelles (ma occorre addirittura un’équipe solo per ipotizzare la definizione?), cioè che per avanguardia si deve intendere una serie di movimenti caratteristici del XX secolo raggruppanti un numero limitato di artisti e scrittori i quali esprimono le loro idee attraverso manifesti, programmi e riviste e si distinguono per un antagonismo radicale contro l’ordine stabilito. 5 Il secondo, Mario Verdone, inizia il suo discorso anticipando attraverso una «doppia definizione» di Pierre Albert-Birot («Chercher est vivre et trouver est mourir») la sua definizione che si basa – non esclusivamente, ma prevalentemente – su puntuali e mai troppo ripetuti esempi nei quali si nota la mancanza di preoccupazione, da parte dell’avanguardia, del risultato estetico 6 . Penso che lo studioso dia per scontata la compenetrazione tra arte e letteratura (non è evidente nel suo scritto), invece è molto chiaro quando afferma l’assenza di una lucidità programmatica. Qui non mi trovo
d’accordo: non dimentichiamo che molto nasce dalla ragionata, ripeto ragionata sregolatezza promossa da Rimbaud; oppure quando trova nell’avanguardia il culto dell’infanzia 7 (Picabia definiva i bambini piccoli mostri 8 ). Verdone ha però il merito di saper giungere fino agli ultimi fermenti sollecitando una riflessione più ampia. Riporto

infine parte di una definizione che Bruno Traversetti, con discrezione ed eleganza, ha saputo condensare in poche righe:
Per propria logica interna, l’avanguardia, costituendo innanzi tutto contestazione linguistica e una violenta perturbazione dei rapporti istituiti fra arte e società, viene a porsi programmaticamente come inaccettabile da parte di qualunque universo sociale che intenda organizzarsi con stabilità e
che intenda, di conseguenza, dare uno statuto collettivo ai propri sistemi interni di comunicazione. 9 Una delle confusioni maggiori sorge quando si parla di neo-avanguardia, post-avanguardia. Si impiegano questi o altri termini, in contraddizione con sé stessi per quella ripetitività che invece dovrebbero escludere.

1 Si deve a un noto francesista italiano l’indicazione dell’origine del termine: «Garde, garder (parole di etimo germanico) ricorrono nella Canzone di S. Alessio, uno dei primi documenti del volgare francese (XI secolo); avant-garde e arrière-garde compaiono nel secolo successivo (cfr. DAUZAT, Dictionnaire
Etymologique, a. v.)» (E. BALMAS, Modernità e tradizione nell’avanguardia teatrale contemporanea, Bologna-Quarto Inferiore, Patron, 1977, p. 28, n. 1).
2 Cfr. G. BARBERI SQUAROTTI, «Genesi e ideologia dell’avanguardia», in Letteratura italiana: Novecento, vol X, Milano, Marzorati, 1979, pp. 9384-9385, 9386.
3 Non mancano tuttavia tentativi più modesti; tra questi ricordo di A. CATTABIANI, Francia: storia dell’avanguardia (Il Tempo, 15 aprile 1983; ripreso in Messaggero Veneto, 22 aprile 1983, col titolo Lungo il controverso itinerario delle avanguardie di Francia). L’autore recensisce i due voll. della Letteratura
francese contemporanea. Le correnti d’avanguardia (Roma, Lucarini, 1982) e, partecipando al riflusso che caratterizza gli anni Ottanta, scrive: «Abbiamo assistito in questi ultimi anni al declino e alla morte dell’avanguardia […] Nel nostro secolo questo significante ha conosciuto una grande fortuna tra gli anni
Dieci e il ’68, e ha connotato una tendenza che si potrebbe riassumere in alcuni principi: 1) Mito della rottura totale con il passato. 2) Modernolatria. 3) Autonomia dell’arte dalla rappresentazione. 4) Soggettivizzazione totale dell’arte […] e vitalismo anarchico che non riconosce altro valore se non la
pulsione incontrollata del proprio subconscio».
4 M. DÉCAUDIN, «Che cos'è l’avanguardia», testo che funziona da introduzione (pp. 11-14) ai due voll. sulle correnti d’avanguardia menzionati nel corso della n. precedente; M. VERDONE, Idéalités de l’avant-garde,
articolo pubblicato in apertura (pp.9-11) al n. 4 di Bérénice (novembre 1981-marzo 1982) dedicato all’avanguardia e precisamente al campo della poesia «en deçà ou au-delà des mots».
5 Cfr. J. WEISGERBER, Les Avant-gardes littéraires, in Neohelicon, 3-4, 1974.
Ibid., p. 9.
6 M. VERDONE, op. cit., p. 10. Le due varianti sul tema sono di Picasso: «Io non cerco, trovo!» e dell’Inismo: «Cercar sempre, e trovar pure!».
7 Ibid., p. 9.
8 Già Rimbaud usava espressioni come «lourds petits enfants sans yeux» («Les mains de Jeanne-Marie»).
9 B. TRAVERSETTI, Che cos’è la terminologia letteraria, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1973, pp. 19-20.


NOTA
Dalle definizioni di Inismo sopra riportate confrontate con le definizioni d’avanguardia, si potrebbe dire che l’Inismo rappresenta pure il superamento dell’avanguardia oppure che è “all’avanguardia dell’avanguardia”. L’anno di fondazione del movimento, il 1980, segna pure l’inizio dell’epoca postideologica che si protrae fino ai nostri giorni. Unica eccezione, sola “avanguardia”, l’Inismo, con le sue idee e teorie. L’Inismo, movimento sempre da riscoprire, pur essendo ormai da tempo entrato nella storia dell’arte e della letteratura, non è tuttavia così conosciuto come qualcuno sostiene (meglio dire allora: «non è conosciuto come meriterebbe»). A causa forse dell’indifferenza dei suoi rappresentanti per il successo ? Sì, ma solo in parte per una sorte che probabilmente sarà paragonabile a quella dell’Impressionismo entrato nella sensibilità degli uomini dopo cento anni. Lanciamo pertanto Un saluto INInterrotto ai secoli a venire!

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